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LE CANZONI

Il cielo

(Zerofobia, 1977)
“Gli spermatozoi, l’unica forza, tutto ciò che hai”. “Il cielo” è per metà un manifesto di fricchettonismo conservatore (e antiabortista) e per metà una grandissima ballata sentimentale all’altezza delle più grandi canzoni pop italiane. Scritta a Ventotene, è probabilmente la sua canzone più amata

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Il triangolo
(Zerolandia, 1978)
Un pezzo di storia, l’introduzione allegra nella familiarità italiana della prospettiva di un rapporto a tre, a cui il Paese reagì fingendo di cadere dalle nuvole divertito: “il triangolo no, non l’avevo considerato”. Fu un gran successo, e l’ingresso nello starsystem nazionale.

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NIENTE TRUCCO STASERA. 
“Niente trucco stasera”, dedicato in particolare al papà, un brano introspettivo dove Renato mette a nudo la sua personalità, getta per così dire la maschera ed apre il suo cuore in modo da poter mostrare chi è veramente Renato, i suoi sentimenti e la sua passione per la musica al di là di trucchi e travestimenti.

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NAVIGARE

Il brano fa parte dell'album "CALORE". 

Pur essendo considerato da Zero un album vero e proprio fu inserito nella classifiche RAI relative ai singoli, dove rimase al primo posto per 6 settimane. TV, Sorrisi e Canzoni invece rispettò la volontà dell'artista, inserendolo nella classifica degli album, dove raggiunse il numero 4. Contiene il grande successo Spiagge, che ha dominato i juke-box nell'estate del 1983, e resta uno dei classici di sempre di Renato Zero. Il Q disc contiene 4 pezzi, tutti composti e arrangiati a quattro mani da Renato Zero e Dario Baldan Bembo, che raccontano, in modo solare e ottimistico, l'arrivo dell'estate, con arrangiamenti molto curati, in cui dominano i fiati e gli archi.

Nei titoli di copertina, i quattro brani sono legati a formare la seguente frase: «Sulle Spiagge la Voglia di Navigare con Fantasia». Questa frase sembra sostituire la tipica dedica inserita in quasi tutti i dischi di Zero, a partire da Zerolandia.

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FELICI E PERDENTI

Il brano è tratto dall'album "L'IMPERFETTO" 

Con questo album, Zero conferma la ritrovata ispirazione, con brani come "Amando amando" e "Nei giardini che nessuno sa" (da segnalare anche l'ennesimo brano sull'amata capitale, "Roma malata", che si inserisce nel filone di "Lungara", "Colosseo" e altri), ed ottiene per l'ennesima volta nella carriera il primo posto nella hit parade. Il successo viene poi confermato dal successivo tour omonimo. La promozione del disco viene affidata inizialmente al brano "Felici e perdenti", il cui arrangiamento multistrato, con evidenti tendenze funky, è l'unico a ricordare un po' più da vicino l'umore generale dell'ottimo Voyeur del 1989, dalle atmosfere più internazionali, mentre il resto del lavoro continua sulla falsariga del più recente Quando non sei più di nessuno del 1993. Al termine dell'anno promozionale, il periodo di crisi, iniziato, a metà degli anni ottanta, con il 33 giri Leoni si nasce, può comunque considerarsi definitivamente concluso

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POTREBBE ESSERE DIO

E' un brano di  Renato Zero scritto in collaborazione con Roberto Conrado ed inserito nel doppio disco "Tregua" del 1980. L'album verrà pubblicato anche in dischi singoli con i titoli di "Tregua I" e "Tregua II" non potendo essere certi della risposta positiva del pubblico nei confronti dell'esperimento del doppio disco, che appunto, compare per la prima volta nella discografia dell'artista romano. Nonostante le perplessità l'album ottiene un enorme successo arrivando a vendere oltre un milione e duecentomila copie risultando così tra i dischi più fortunati di Zero. Il lavoro discografico presenta diversi brani che entreranno a far parte della storia musicale dell'artista come "Amico", "Onda gay" e, per l'appunto, "Potrebbe essere Dio". In questo brano Zero invita i giovani e non a ritrovare quella via che porta al futuro e di non perdersi tra le cattiverie e le trappole di una società sempre più priva di valori. Zero, per far ciò, non obbliga a credere nella presenza di Dio ma di credere, anche non fosse Dio, a quella dottrina che inneggia alla pace, alla fratellanza ed al costruire invece di distruggere. "Se mai, non sarà Dio, sarà ricostruire..." è forse il tema centrale di questa canzone che consiglia alla gente di non cercare la propria pace e la propria serenità in una dose di droga o in un farmaco e ne di cercare una soluzione ai propri problemi giocando al totocalcio ma di ricercare quell'armonia in un pensiero, in un desiderio o in un atto d'amore. Gli autori, quindi, vogliono rappresentare la forte presenza di Dio, o di qualsivoglia entità positiva, nella vita di tutti i giorni e le conseguenze che si possono sviluppare seguendo la strada della fede o, comunque, di una certa civiltà che ha come centralità dei sani principi morali e comportamentali. Dio, come detto nel brano, non va ricercato sulla luna ma in questa Terra che trema e la fede non deve essere vista come un imbroglio o un inganno ma solo come un viatico per arrivare a comprendere l'essenza del vivere comune attraverso una serenità che la stessa fede può donare. Un messaggio importante, quindi, espresso in maniera affascinante e, talvolta, forte da uno dei più grandi artisti che il panorama musicale italiano può presentare quale Renato Zero.

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ARIA DI PENTIMENTI

Questa canzone si commenta da sola praticamente non ha bisogno di un Post e la cosa più incredibile è che sembra sia stata scritta ieri!

Ed invece sono passati anni e ciò non solo dimostra che i brani di Renato sono sempre attualissimi ma anche che la classe politica non è mai cambiata, è stata sempre la stessa e probabilmente non cambierà mai!

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SESSO O ESSE

 Canzoni come Sesso o Esse e Sbattiamoci, parlano di amori malati e perversi, in maniera negativa certo. E' vero non saranno profondissime, però sono trasgressive e divertenti. All'epoca cantare canzoni del genere non era facile. Però Renato aveva coraggio, e anche De Andrè lo aveva, entrambi hanno anticipato i tempi, parlando di temi che all'epoca, facevano inorridere i benpensanti, ma che oggi sono attualissimi. Comunque neanche io ho qualcosa contro questo articolo, anzi mi ha fatto sorridere.

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NEI GUARDINI CHE NESSUNO SA

"Nei giardini che nessuno sa" è uno dei brani più belli della musica italiana. Scritta da Renato Zero, Fiacchini all'anagrafe, in collaborazione con Danilo Riccardi, la canzone fa parte del disco "L'imperfetto" del 1994. Con oltre 350 mila copie vendute, questo è uno dei tanti album fortunati dell'artista romano e "Nei giardini che nessuno sa" è sicuramente tra le perle di tutta la sua discografia. Il testo rappresenta quella indiffirenza che spesso gli uomini riservano a tutte quelle persone che nella vita sono state sfortunate e cioè i disabili, chi è costretto a lottare con una grave malattia, chi combatte con la depressione, chi non è in grado di vivere autonomamente, chi soffre di disturbi mentali o chi, più semplicemente, è nella fase conclusiva della sua vita e si trova solo, da un momento all'altro, a lottare con le difficoltà della vecchiaia. Zero, nel brano, si rivolge alle persone normali mettendosi anche lui fra questi che definisce "inabili" quando non riescono a lenire le sofferenze di queste vite e quando non capiscono l'importanza dei piccoli gesti d'affetto e di comprensione. L'autore spinge la popolazione, dunque, a non dimenticare, per i proprio comodi, queste persone ed a non far mancare il proprio appoggio ed il proprio sostegno fisico e morale. Un accorato appello verso tutta quella gente distratta che finge, per quieto vivere, di non sapere che nel mondo esistono anche queste realtà sfortunate che cercano una mano amica per non smettere di credere in un futuro o per finire con dignità i propri giorni. In questi "giardini che nessuno sa" riecheggiano forti i silenzi strazianti che rompono il muro della fratellanza e della compassione, giardini che Zero intende metaforicamente come ritrovo di queste persone e che possono essere intesi anche come i luoghi della sofferenza come ospedali, ospizi o centri di igiene mentale. Nel brano si parla di chi attende la morte con rassegnazione ma l'autore invoca l'attenzione della gente anche verso chi non ha più speranze per il futuro affinchè almeno il presente possa assumere una dimensione dignitosa. La canzone, ripresa in tanti best of di Renato, è stata interpretata anche da Laura Pausini nel 2006, all'interno dell'album di cover "Io canto".Un brano eccezionale da ascoltare e riascoltare fino a quando non si ottiene la consapevolezza di aver assimiliato questo intenso e profondo messaggio che Renato Zero con la sua grande sensibilità artistica ci espone. Un artista unico, Zero, che non ha mai dimenticato gli ultimi del mondo e "Nei giardini che nessuno sa" è solo l'ennesima prova della grandezza umana e morale oltre che, naturalemente, artistica ed autoriale di questo immenso poeta dei giorni nostri.

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PIU' SU

"Più su" è uno dei brani più belli della ricchissima discografia di  Renato Zero, Fiacchini all'anagrafe. Scritta dallo stesso cantautore romano per ciò che riguarda il testo e musicata da Dario Baldan Bembo, la canzone, venne pubblicata nell'album live "Icaro" del 1981 e in un singolo insieme a "Galeotto fu il canotto". Solo nel 2006 arriva, però, l'incisione in studio della canzone, finora ascoltabile solo in versione live, per la raccolta "Renatissimo!". Esiste, inoltre, anche una splendida verisone in duetto con Andrea Bocelli, eseguita durante uno dei concerti del tour "Sei Zero" del 2010 poi pubblicato in Dvd e realizzato in occasione dei sessant'anni dell'artista. Il singolo rimase in classifica per 12 settimane ottenendo un grande successo così come il disco che diede la consacrazione definitiva a Renato Zero nella schiera dei grandi della nostra musica. Lo storico finale parlato di quel live nel brano "Più su" e cioè: "Grazie di questo incontro...eh grazie...c'eravamo proprio tutti ed eravamo davvero più veri di ieri. Ehi dico a voi! A voi, indifferenti, a voi che non ci conoscete bene. Prestateci un sogno, lasciateci ancora sperare, perchè questa notte sia eterna, perchè sia una notte d'amore!" e, soprattutto, il saluto conclusivo: "Non dimenticatemi ehe..." sono diventati un vero marchio di fabbrica per Renato e per i suoi "sorcini". Il testo della canzone, ritenuta ancora oggi tra le perle della storia dell'artista romano, è una riflessione sulla vita terrena e sul rapporto dell'uomo con l'amore ed il bene fraterno. Parlando in prima persona, l'autore, immagina un incontro con Dio chiedendosi in che modo si sia meritato tanta grazia pur non avendo mai conosciuto l'amore e dopo aver capito l'importanza di questo sentimento nel quotidiano della nostra esperienza di vita professa ai suoi ascoltatori la fratellanza ed il bene più grande e sincero affinchè si possa sperare in un futuro sempre migliore. Ciò che impreziosisce questo testo sono le testimonianze sulla forza dell'amore e, talvota, sulla sua assenza nell'indiffirenza della vita sociale: "...sboccia un fiore malgrado nessuno lo annaffierà, mentre l'aquila fiera in segreto a morire andrà, il poeta si strugge al ricordo di una poesia, questo tempo affamato consuma la mia allegria, canto e piango pensando che un uomo si butta via, che un drogato è soltanto un malato di nostalgia, che una madre si arrende e un bambino non nascerà, che potremmo restare abbracciati all'eternità...". Questo è tanti altri sono i tratti più significativi di un grande testo dal forte significato figlio della penna di un vero e proprio poeta dei nostri tempi. Un grande artista che rimane tutt'oggi uno dei più grandi esponenti della nostra cultura musicale

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